La favola delle Eolie non emerge che raramente al di là degli
stereotipi tradizionali che sembrano percorrere il binario del "già
visto" di tutte le isole e di tutti gli arcipelaghi nazionali. Armando Saltalamacchia è l'eccezione.
Autodidatta anomalo (ha usufruito della guida intelligente ma non
scolastica di un grande maestro), scavalca regolarmente i limiti del
soggetto per proiettarsi in una visione delle cose che sarebbe
riduttivo definire poetica. L'acquarello, si sa, richiede una manualità ed una maestria non comuni alle altre tecniche. Pittura dell'acqua e dell'aria, lascia acqua e aria visibili sulla carta, incontaminabili da correzioni e ripensamenti.
quindi con l'acquarello non si bara, l'artista è solo e "nudo" con
tutta la sua perizia, ma anche e soprattutto con la sua personalità,
di fronte al pubblico. E' lui e non altri e chi imita gli altri non
è un artista. Armando ha conquistato a mio avviso un suo posto per sempre nella pittura eoliana, riscoprendo la magia del soggetto "povero"
ed essenziale - una magia invisibile a chi non l'ha già nell'anima -
e richiamando alla mente di chi guarda tutto l'intimo di primitive
sensazioni, di ricordi, di sopiti stati d'animo. Sicchè
l'osservatore (ecco la magia) fa immediatamente suoi questi
acquarelli e scopre che il pittore è solo un suggeritore discreto. "Gli artisti sono così ricchi - disse Egon Schiele - che non possono fare a meno
di donarsi senza sosta". Ecco perchè la favola eoliana può dire un grazie di cuore ad Armando.
Giannetto Schneider |